Dobbiamo Ancora Domandarci se…
Era il 7 giugno quando ho aggiornato per l’ultima volta il piccolo portale che avevo costruito per i ragazzi delle mie classi, a seguito dell’emergenza per il Covid-19, peraltro ancora non conclusa.
L’ho chiamato La DaD del Capo, come ormai mi diverto a ribattezzare qualsiasi cosa graviti intorno a me!
Quel sito creato al volo sulla piattaforma scolastica di Google Suite for Education nasceva in un equilibrio precario: da una parte la consapevolezza di una certa praticità nell’uso di certe tecnologie e l’imprimatur dato dal mio collega, scrittore e giornalista Sciltian Gastaldi, che lo promosse in un articolo nel suo blog sull’Espresso; dall’altra parte, l’ulteriore consapevolezza che proporre un percorso legato alle competenze (e quindi non più alle conoscenze) fosse un azzardo e che in questo gioco qualcuno avrebbe faticato di più, molto di più.
Non è facile per i ragazzi immergersi in un mondo tecnologico solo apparentemente simile a quello che esperiscono quotidianamente. Li capivo e li capisco tuttora. Spesso vivono di app preconfezionate, usate su cellulari blindati in cui tutto è già dato e pronto all’uso. Campano di abilità probabilmente innate o apprese da piccolissimi, sulle quali mancano però di quel necessario approccio critico – forse anche analogico – per il quale noi, immigrati digitali, riusciamo non solo ad adattarci a quel dispositivo o a quel programma, bensì anche a ricavarne limiti, difetti, potenzialità. Senza timore di esagerare, ho molto a fastidio la definizione dei nativi digitali e su questo, insegnando Scienze umane, mi sono confrontato anche con i ragazzi.
“Una volta che conosciamo com’è fatta l’applicazione e abbiamo le giuste istruzioni, noi sappiamo muoverci velocemente. Semplicemente non sappiamo però dove dobbiamo cercare i comandi o come muoverci in uno spazio nuovo”. Mi risposero così gli adorabili caciaroni dei miei studenti. Ed è vero: i loro occhi erano spiazzati, spaventati, impauriti dal dover affrontare, in base alle mie consegne peraltro ben scritte e dense di informazioni, un compito nuovo, inedito, diverso dal solito. “Perché non possiamo fare l’interrogazione come fanno tutti?”. Perché avevo in rifiuto l’idea di trasporre in digitale l’analogico, creando così un ibrido anacronistico e deleterio per questa nuova forma di didattica che si stava creando.
L’obiettivo che dovrebbe nascere da questa emergenza è quello di iniziare una profonda revisione della scuola per traghettarla verso una Didattica integrata, che sappia ben conciliare l’imprescindibile percorso legato alle conoscenze con l’ormai necessario affacciarsi verso le competenze digitali evolute, nelle quali ogni singolo aspetto didattico analogico (l’approfondimento di un concetto con la conseguente esposizione, la valutazione formativa e sommativa, etc..) trova ugualmente una risposta legata all’apprendimento, ma non una pedissequa, pericolosa e stantia traduzione.
Ottimi discorsi che però si scontrano con una sfida ulteriore, quella legata alla difficoltà di comprensione dei messaggi che inviamo. Una narrazione complessa, un giudizio articolato, un’istruzione ricca di passaggi e di informazioni: tutto questo viene mal digerito perché ormai si è ricettivi solo se la comunicazione è breve, poco articolata e il più possibile visiva. Siamo alle porte dell’analfabetismo funzionale.
Drammatica combinazione: smarrimento digitale e analfabetismo funzionale. Mio Dio!
“Potrebbe esser peggio: potrebbe piovere“, direbbe Igor in Frankestein Junior! Eppure non ha piovuto e il merito è dei ragazzi, che hanno avuto la grande prontezza di ergersi oltre ai suddetti limiti e di lavorare in maniera seria e motivata.
C’è chi ha realizzato una trasmissione radio che splendida è dir poco. Piena di emozioni, di autonarrazione, di scherzo e leggerezza. Come lei anche altri hanno creato siti, stazioni radio, mappe multimediali dense di contenuti, ben realizzate, esteticamente accattivanti.
La sezione del sito “I vostri lavori” è la testimonianza più diretta di come il digitale possa essere un ambiente di apprendimento significativo e valido, sul quale puntare! Se il setting è quello digitale, la didattica (che è la scienza dell’insegnamento) deve trovare il modo di declinarsi attraverso gli strumenti che il mondo informatico mette a disposizione. In tal senso, se ben ideato e costruito, se condotto e verificato, una puntata radio, un Talk, un sito web e una mappa cognitiva sono alla pari di una classica interrogazione o di un compito scritto. Richiedono le medesime competenze, soprattutto nella ricerca di concetti, nella riscrittura degli stessi, nella logica espositiva connessa ai diversi media.
L’esperienza che ho raccontato porta a una considerazione finale, con la quale vado a chiudere questo lungo post: Dobbiamo Ancora Domandarci se questa DaD abbia senso o no. E non è banale come domanda perché investe il come noi docenti percepiamo la tecnologia – ovvero se una mera trasposizione in digitale di ciò che per noi è un’abitudine analogica – come noi docenti trasmettiamo la complessità digitale – ovvero se anche noi rientriamo nella competenza digitale che l’Europa propone da parecchio ormai, come gli studenti vivono l’ambiente digitale, anche a causa di genitori poco inclini a pensare al computer come ambiente didattico appunto, lasciando spesso i propri figli vittime della dittatura del cellulare, a partire dal suo schermo piccolo, inadeguato per consultare uno schema o degli appunti che presentino uno svolgimento spaziale più articolato.
Non entro del merito di fondi stanziati, di difficoltà nella connessione, di povertà relativa, di disagio familiare e altri problemi che renderebbero una discussione generale fin troppo particolare e personalizzata. Chiaramente le singole situazioni sono state affrontate con gli strumenti che avevamo a disposizione, dati dal MIUR e dalla Scuola.
Concludo questo mio lungo racconto lasciando sì la domanda aperta, ma con l’invito rivolto ai colleghi a formarci, a sperimentare e ad azzardare. Senza chiusure ideologiche e senza resistenze infruttuose. Piuttosto con curiosità. competenza e con una grande fiducia verso i ragazzi!