L’insostenibile virulenza dell’essere
Ci sono canzoni che ti restano in mente, che penetrano così profondamente dentro il tuo cervello che non c’è persona, fatto o trauma che te le possa togliere. Ti è mai capitato? Hai mai camminato masticando chewingum e versi liberi? Ti sei mai sentita protagonista di un video musicale e tu, camminando per Roma, piangendo nella tua stanza o facendo l’amore, sentivi intorno a te quella musica precisa precisa che si armonizzava perfettamente con ogni tuo movimento?
Questi sono giorni – mi sembrano infiniti, non li so più contare – che ho una strofa di una canzone che ripeto e ripeto. Lo so, è una di quelle noiose che spesso sento io, ma so che piacciono anche a te anche se non lo ammetterai mai. Preferiresti darmi mille volte del vecchio e farmi arrabbiare che riconoscere quanto quelle canzoni ti facciano venire la pelle d’oca, ti facciano pensare, ti facciano fermare, ti facciano innamorare. Però lo vedo nei tuoi occhi, lo vedo in come ti tranquillizzi, lo vedo in come mi guardi. Allora sorrido e resto al gioco, ma di certo non tolgo il vinile e lo lascio suonare.
“In questo tempo diviso, tempo ripiegato,
Acustimantico, Tempo di passaggio
Tempo di fiori recisi, di cuori sezionati.
Tempo di un mondo migliore,
Tempo di mondo migliore,
Se solo avessi l’audacia di un sogno”.
Sono giorni strani, respiro nei miei respiri. Gli Acustimantico ci aiutano a dirlo con quelle parole che sono in grado in sé di riassumere quel tutto che abbiamo dentro e che non sappiamo esprimere diversamente. Questo è un tempo di fiori recisi: di quella voglia di vivere, di abbracciare, di amare, quella voglia di primavera che però non ha fatto ancora in tempo a prender forma per colpa di questo virus. Maledetto virus, di origine ignota, di contagio facile, di statistiche macabre e di informazione asfissiante. Un virus che ci divide, che ci ha allontanati. Sempre di più, perché tu già lo eri da me e non puoi negarlo. Mi sfuggi, mi eviti, ti allontani. Stai capendo molte cose e quando uno arriva a certe intuizioni chiede respiro, vuole tagliare i legami. Però sei intermittente e talvolta crolli. È normale e lo capisco, perché significa fare i conti col passato, fare i conti con me. E tu non lo hai fatto per bene. Il nostro cuore è sezionato e il bisturi è in mano tua. Finché non lo posi, finché non accetti che tu sei vittima e carnefice di questo nostro esserci e finché non accetterai che io sono il dolore e il rimedio di questo nostro soffrire, tu scapperai e tornerai, piangerai per me e con me, sarò il tuo incubo e il tuo sogno più bello. Quel sogno che chiede l’audacia della realtà, del renderlo concreto. Quel sogno che o si sogna in due o resterà incubo.
Sono giorni strani, dolce mio pensiero. Eppure nei tuoi occhi troverei la quarantena perfetta. Nelle tue risate la mancanza d’affanno. Nel tuo abbraccio il senso di questo tempo ripiegato. Eppure passeranno i giorni e so di non trovarti. L’ho capito da tante piccole cose, che poi piccole non sono. Fossero solo le tue parole, fosse solo la tua rabbia. Sarebbe normale perché io e te siamo strettamente legati e chi è vicino alla fine finisce per litigare. Un problema di spazi, di libertà, di fiducia, chissà. Tu però me lo dici col corpo che scivola via, con la cattiveria delle tue parole e delle tue bugie, con il silenzio che pensi ti renda così indipendente. E io te lo lascio fare, perché a te ci tengo e stupidamente ancora credo che tu, la non più mia principessa, possa essere molto più che ciò che sei. Sarei cattivo se continuassi, ma non lo farò, perché la mia porta alla fine resta aperta.
Aspettiamo il tempo di un mondo migliore, con la luna come disco d’argento che ci illumina anche dentro casa, davanti ai nostri computer, e come disco risuona nelle nostre stanze piene di silenzio. Prima però di augurarti l’ennesima buonanotte, ti chiedo di non esagerare, pensando subito alla libertà che avrai tra pochi giorni, ma a questo tempo diviso, ripiegato. Questo tempo di passaggio. Perché è in questo tempo che stiamo capendo la vera importanza di esserci accanto. O di mancarci, appunto. In questo tempo capiamo che vuol dire la calma, l’attesa. In questo tempo dobbiamo necessariamente comprendere la cura dei rapporti. Questo è il tempo in cui la nostalgia non è stordita dal divertimento, ma è valorizzata e impreziosita dalla solitudine. Questo è il tempo di ritrovarsi finalmente in sé e deporre ciò che ci può tenere lontano per sempre.
Ti affido queste parole perché quando finirà questo tempo diviso dovrai scegliere tu se tornare a casa. Farai le tue scelte. Chi è qui ti aspetta come sempre ha fatto, ma non ti lega come mai ha fatto. Ti auguro di far divenire realtà il tuo sogno, con quell’audacia che voglio credere sarà espressione di amore e non di paura.
Che tu possa abitare mondi migliori, con o senza di me. Con tutto l’amore che ho.
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