Natale, come da calendario
Mezzanotte passata, siamo in vigilia di Natale. Di questo Natale.
Controllo l’agenda su un cellulare sempre più silenzioso, e verifico i miei tre appuntamenti: le prove del coro, la messa della notte e quella del giorno. Abituali appuntamenti di un tempo forte certo, ma pur sempre abituali e pur sempre appuntamenti.
Ciò che non dovrebbe essere, ovvero una cosa da fare, lo sarà. Passerà questo Natale in fretta, nell’ansia del canto e della musica, dei tempi e delle strofe, delle processioni e della pessima liturgia, del freddo e della conta delle persone, di un post-messa che – tristemente – non ci sarà e di km su km che toccherà fare.
Un Natale che non è un Natale, se siamo attenti a ciò che dovrebbe significare. Ma non scomodiamo il significato biblico, teologico o semplicemente religioso di questo tempo forte. Non è Natale neppure nel significato più banale del termine: quel buonismo sociale, quella voglia di uscire e vedersi, quell’idea di riposo e ripresa. Saranno giorni che passeranno, forse in fretta, ma speriamo di no perché c’è da fare anche durante le feste del Natale, di questo Natale soprattutto. Saranno auguri su auguri, soldi già spesi e saldi che arrivano, giorni passati ad aspettare invano.
Lasciamo allora un barlume di Speranza, facendo parlare Sant’Agostino (Sermo 196, 3):
Il Signore Gesù volle essere uomo per noi. Non si pensi che sia stata poca la misericordia: la Sapienza stessa giace in terra! In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio (Gv 1,1). O cibo e pane degli angeli! Di te si nutrono gli angeli, di te si saziano senza stancarsi, di te vivono, di te sono come impregnati, di te sono beati. Dove ti trovi invece per causa mia? In un piccolo alloggio, avvolto in panni, adagiato in una mangiatoia. E per chi tutto questo? Colui che regola il corso delle stelle succhia da un seno di donna: nutre gli angeli, parla nel seno del Padre, tace nel grembo della madre. Ma parlerà quando sarà arrivato in età conveniente, ci annunzierà con pienezza la buona novella. Per noi soffrirà, per noi morirà, risorgerà mostrandoci un saggio del premio che ci aspetta, salirà in cielo alla presenza dei discepoli, ritornerà dal cielo per il giudizio. Colui che era adagiato nella mangiatoia è divenuto debole ma non ha perduto la sua potenza: assunse ciò che non era ma rimase ciò che era. Ecco, abbiamo davanti il Cristo bambino: cresciamo insieme con lui.
Cresciamo insieme a lui, quindi. Smarchiamoci da questo determinismo cronologico e da questa precarietà esistenziale. Riacquistiamo la nostra condizione di esseri creati e salvati.
“Stiamo allegri”, come diceva San Filippo Neri.
Facile, no?
PS
Auguroni a tutti i miei lettori! 🙂
Chi commenta