…e guardo il mondo da un oblò!
Ma spero di non annoiare – né di annoiarmi – scrivendo questo mio post!
Torno a scrivere sul blog dopo moooolto tempo e mi sento un po’ come descritto da questa canzone di Gianni Togni.
A guardare il mondo da un oblò.
Una frase che avviene non a caso, incastonandosi così in un periodo non granché gioioso, sicuramente introspettivo, ma che non trova molti sbocchi futuri immediati e di facile risoluzione. Che pone, poi, una duplice visione: dal di dentro e al di fuori dell’oblò.
Come sono io, che sono dalla parte concava dell’oblò?
Chiuso dentro lo scafo, senza sapere che tragitto questo stia seguendo o a quale profondità del mare sia posizionato. In balia delle correnti marine e, forse colpevolmente, senza opporre neppure troppa resistenza.
I tanti punti di partenza a cui la vita m’ha ricondotto – dimensione lavorativa, affettiva, casalinga coatta, salute incerta – m’hanno disorientato e ho perso il comando del timone e il controllo della bussola per orientarmi.
Ecco, sono disorientato. E affetto dal sempre più violento virus del precariato esistenziale.
Ma lotto, perché non compaia una vena di tristezza in fondo all’anima, anzi: perché possa sempre sorridere a tutto, avversità comprese. E non so a chi sarà affidato il compito di traghettarmi verso lidi più calmi e tranquilli, dove possa trovare un po’ di serenità e progettualità futura.
Com’è invece il mondo al di là dell’oblò?
Idiota, mi verrebbe da rispondere senza indugiare troppo nel pessimismo cosmico. Almeno nella sua specificità italiana.
Idiota perché nulla concorre, di quanto viene fatto, al bene di chi è cittadino di questo paese. Nulla.
Nulla fanno i politici, se non parlare del vuoto assoluto in termini di giustizia e di welfare state. Bel termine quest’ultimo, lo riempissero solo di contenuto anziché di propaganda elettorale non sarebbe male.
Poi c’è il ciarpame televisivo imperante, saggi telepredicatori stipendiati per vestirsi all’ultima moda e dire cose che neppure la loro madre vorrebbe sentire.
Poi ci sono le ridicole discussioni su alcuni temi scottanti. Un esempio tra tutti: il crocifisso nei luoghi pubblici.
Apriamo una piccola parentesi a riguardo.
Non ho problemi al fatto che venga tolto il crocifisso dalle aule.
Non certo per una questione di dubbia laicità, né per una questione di rispetto delle altre religioni. Solo che così lo vedo inutile, ancor più un povero Cristo di quanto già lo sia per sua scelta, molto tempo addietro. Inutile perché reso inutile da persone che non lo testimoniano, neppure minimamente; non lo pregano, neppure per sbaglio; non lo cercano, neppure in sciagura; lo maledicono per un nonnulla e così via.
Inutile perché sembra, attenzione: sembra, vano il suo sacrificio di 2000 anni fa.
Mi verrebbe da dire: testimoniamo con la nostra vita la croce e le persone la vedranno in noi, come viva e non appesa tristemente al muro e abbandonata al pari dell’edilizia pubblica.
Ora però viene il bello!
La croce non permette ai più piccoli di scegliere la priopria fede
Idiozia prima: la croce c’è sempre stata e l’Italia è una delle nazioni con meno vocazioni al mondo. Anzi, sembra siano in aumento, soprattutto nella dimensione capitolina, altre religioni. Segno che questo legame è puramente inventato o, se presente, è a discapito della fede stessa.
La UE ha emesso questa sentenza perché non viene citata l’inpronta cristiana nella costituzione europea
Vero, ma questo qui è un errore oltre che macroscopico anche molto idealistico e che dà il senso dell’ignoranza ormai diffusa.
Aprite un qualsiasi manuale di storia medievale e moderna, ve ne prego. Nel bene (molto, ma che poco si legge e si fa notare) e nel male (al contrario, giustamente visibile) il Cristianesimo – e/o Cattolicesimo – è sempre stato al centro di ogni cosa. Forse pure troppo, ma tant’è che negarlo dalla costituzione UE vuol significare essere profondamente ignoranti della storia.
Il crocifisso è un simbolo di violenza, di sangue e di repressione
Qui, mi perdonerete, rido.
Tra le tante cose che si possono dire, si sono scelte le tre espressioni all’opposto del vero senso della Croce, con la C maiuscola.
Riprendiamo i manuali di storia e andiamo a vedere quali sono state le vere potenze che hanno marchiato a ferro e fuoco la storia. E pensiamo, per assurdo, di agire di conseguenza.
Partiamo dai romani, ad esempio. Vi prego, distruggete seduta stante il colosseo perché non nascano bambini impauriti dalle violenze che venivano perpetrate lì dentro. Eliminate gli archi, simbolo dell’umiliazione pubblica degli sconfitti!
Si aboliscano le nazioni barbare e celtiche, perché loro stupravano prima, durante e dopo le conquiste territoriali!
Non si parli più della rivoluzione francese, per carità! Vogliamo mettere il sangue, la violenza e la repressione di una ghigliottina? O nel civilissimo XX secolo, le guerre che hanno sterminato un quinto della popolazione mondiale? Mettiamo gli USA dalla parte del vincitore? Ma come? E la bomba atomica?
Non sto facendo di tutt’erba un fascio. Solo dicendo che siamo critici e intransigenti solo quando fa comodo.
Non prendetevela con la Chiesa, prendetevela intanto con uno Stato che fa ridere.
E se qualcuno ha ancora la forza di dire che la Chiesa predica bene e razzola male, se la prendesse con chi, nel proprio orizzonte di vita, è incoerente rispetto a quanto egli stesso crede e spera.
Non ho forze e idee per continuare questo post, l’avrete capito.
Una delle poche cose positive di quest’ultimo periodo è il fatto che ho rinnovato graficamente l’home page del mio sito.
Buona visione e buona lettura di questo blog, confidando in post migliori e più leggeri!
Chi commenta