Benvenuto, figlio di nessuno, in questo paese
Siamo tutti scossi dalla triste vicenda della (come dicono le tv e i giornali) donna seviziata e uccisa nei pressi di Tor di Quinto, periferia a nord di Roma.
Non sono sicuramente i romani a essere impressionati da questo assassinio, soprattutto per la brutalità con cui è stato compiuto.
Da questo blog parte ovviamente un forte abbraccio al marito e ai conoscenti stetti di Giovanna Reggiani.
La discussione però si sposta inevitabilmente sul problema immigrazione/legalità.
Non ho certo le competenze necessarie per intavolare una tavola rotonda a riguardo e di fronte a queste cose, come ad altre (Delitto Cogne e così via), preferisco un giusto distacco nell’esprimere opinioni personali, spesso deviate dal qualunquismo mediatico che costantemente ci bombarda.
Qualcosa però che afferisce alla mia sensibilità immediata vorrei dirla: non generalizziamo e non facciamo la caccia ai mostri.
Questo per alcuni motivi base:
- Chi ha poi avvertito la polizia e l’ha condotta dall’assassino era una ragazza rumena;
- Quest’oggi, giorno dei funerali di Giovanna, a Bucarest si è tenuta una cerimonia a lei dedicata, con diretta del funerale e contestuale innalzamento di un muro con scritte e dediche a sua memoria: segno che c’è un riscatto antropologico che vuole partire dal basso, da quel basso che chiede di non essere identificato con la gentaglia;
- La popolazione rumena è un insieme di molte etnie, ognuna totalmente diversa dall’altra, e ognuna con un carattere e una modalità di relazionarsi con la gente differente;
- Nonostante la Romania sia effettivamente un paese UE da qualche mese, restano sicuramente differenze storico-culturali che debbono ancora essere colmate dalla popolazione incriminata. Il ricordo dittatoriale è ancora giovane, così come la disperazione e la fame a cui sono stati lasciati per anni;
- Chi colpisce con le ronde si mette allo stesso piano degli assassini ma si macchia di un delitto, inscrivibile a livello giudiziario, di imbecillità umana: non si risponde con la violenza alla violenza;
- La cultura rumena, o Rom, è una delle più antiche e affascinanti. Per un coglione non si possono distruggere millenni di storia.
Chi vi parla è favorevole ad un’immigrazione, controllata e degna di uno stato civile; aborra la Bossi-Fini così come i diversi CPT e comprende, allo stesso tempo, quanto sia complesso e oneroso per lo stato sociale poter dare assistenza e alloggio a tutti quelli, realmente figli di nessuno, che chiedono solo il permesso di una seconda vita (perché altrove rischierebbero di perdere anche la prima) in questo paese, sempre più indirizzato allo sfacelo, ringraziando i nostri politici dal 1948 a questa parte.
Concludo con una canzone, di Francesco De Gregori, chiamata appunto Due Zingari:
Ecco stasera mi piace così
con queste stelle appiccicate al cielo
la lama del coltello nascosta nello stivale
e il tuo sorriso trentadue perle
così disse il ragazzo nella mia vita non ho mai avuto fame
e non ricordo sete di acqua o di vino
ho sempre corso libero, felice come un cane.
Tra la campagna e la periferia e chissà da dove venivano i miei
dalla Sicilia o dall’Ungheria
avevano occhi veloci come il vento leggevano la musica
leggevano la musica nel firmamentoRispose la ragazza ho tredici anni
trentadue perle nella notte
e se potessi ti sposerei per avere dei figli
con le scarpe rotte
girerebbero questa ed altre città
questa ed altre città a costruire giostre e a vagabondare
ma adesso è tardi anche per chiaccherare.E due zingari stavano appoggiati alla notte
forse mano nella mano e si tenevano negli occhi
aspettavano il sole del giorno dopo
senza guardare niente
sull’autostrada accanto al campo
le macchine passano velocemente
e gli autotreni mangiano chilometri
sicuramente vanno molto lontano
gli autisti si fermano e poi ripartono
dicono c’è nebbia, bisogna andare piano
si lasciano dietro un sogno metropolitano.
Chi commenta