Radicali (liberi)
Bonsoir tou le monde (sempre se si scriva così).
Non ho intenzione di parlare di esperimenti sul cuoio capelluto, abbiate pace!
Mi premeva invece esternarvi una riflessione riguardo la manifestazione di domani, a Vicenza; in un mondo ideale, dove il sabato non si ha collegio docenti, dove si ha a disposizione una macchinetta propria, tempo da spendere, amici che ti seguono e ti incoraggia, una ragazza (perché no?) che ti stima e t’appoggia, mi sarebbe piaciuto andarci.
Un appoggio motivato da diversi fattori: innanzitutto la considerazione che alla base di una nazione sopravvissuta alla seconda guerra mondiale via debba essere una politica di pace e non basata sulla difesa; poi un leggero sentimento anti-americano, da intendersi non nelle persone (a livello antropologico, quindi) ma nelle scelte globalizzanti (a livello macro-economico, politico e altro secondo le diverse definizioni di globale assunte da Beck, Baumann e soprattutto Giddens); infine anche per dimostrare a questo finto governo di sinistra che è ora di dare un senso alle indicazioni programmatiche riguardo il rispetto del popolo, delle sue esigenze, delle sue libertà e della sua cultura contro il servilismo coatto del più potente.
Proprio riguardo questo, mi pare seriamente motivata l’affermazione di Bertinotti quando cita la necessità di essere radicali senza però la deriva violenta di comportamenti idioti.
Sul tema di essere radicali, tolta l’accezione puramente partitica, il gioco diventa ricco di contrasti. La sinistra, dicono a destra, è vincolata dai radicali; a sinistra chi è radicale manco pensa di esserlo e si comporta secondo coscienza, con risultati più o meno decenti.
Il ritorno alla radicalità, leggasi coerenza di idee senza un’eccessiva concertazione (segno di qualunquismo politico), è un bene da auspicare. Può essere infatti presenza di linee programmatiche certe, decise su cui vale la pena porre una questione di rappresentanza politica in parlamento. Rappresenta, il tema della radicalità, terreno fertile per un confronto tra chi è a favore e chi contro… non tra chi è quasi e chi abbastanza o chi non più di tanto.
Tornando al tema di questo post, c’è da essere radicali: si vuole o no la presenza degli americani in territori nostri, lasciando loro il permesso di gestire, a pochi km da una bella cittadina, armamenti nucleari col fine di una sicurezza (pensa, proprio loro che hanno lasciato girare indisturbati gli aerei in quell’11 settembre) a livello internazionale?
La mia risposta è no: Yankee go home.
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